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Trailer del romanzo CRESCEVANO SOGNI di Stefano Carlo Vecoli
CRESCEVANO SOGNI
Romanzo di
Stefano C. Vecoli
La voglia di cambiare  il mondo, durante la stagione più tumultuosa e affascinante del nostro passato recente.
Il “68, gli anni Settanta visti con gli occhi e la storia di un gruppo di ragazzi del Piazzone (il mercato della città). La Grande storia rivista dentro la microstoria. Il Maggio Francese e il piccolo mondo di commercianti, le rivolte delle Università americane e i tuffi dal molo. Il Vietnam e le girate in bicicletta, anzi con un tandem auto-costruito, il liceo e la strategia della tensione. Tutto questo e tanto altro nelle pagine di CRESCEVANO SOGNI di Stefano Carlo Vecoli.
L’autore  racconta bene il crescendo dell’euforia rivoluzionaria, la sensazione rassicurante di sentirsi parte di un tutto destinato a cambiare la storia, lo stato d’animo di chi crede di essere sempre e comunque dalla parte giusta, l’esaltazione degli slogan, il primato della politica in ogni aspetto della vita quotidiana: dalle letture alla musica, dal modo di vestire all’amore, divenuto d’improvviso esperienza facile e disinibita. Non si tacciono  le contraddizioni e le ambiguità di quella esperienza: la paura del compromesso, la mancanza di realismo, le reticenze che alimentarono, a poco a poco, stanchezze e disinganni, frustrazioni e sconforto. Fino alle pagine finali, cupe e liberatorie assieme come risulta essere sempre la perdita dell’innocenza e l’ingresso nel mondo adulto.
Un romanzo forse non “politicamente corretto”, ma “politicamente utile”: da criticare, magari; da restituire al mittente, se credete; ma assolutamente da leggere
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isbn 978-88-99993-92-4

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Trailer del romanzo CRESCEVANO SOGNI di Stefano Carlo Vecoli
Il pranzo dei Burlanti

E' un ritratto corale di quella che qualche anno più tardi prenderà il nome di "Casta". Il protagonista ha alle sue spalle una giovinezza che intuiamo essere stata mossa, intensa, fervida degli "eroici furori" delle passioni politiche degli anni settanta. Attorno la volgarità di un presente meno che mediocre, popolato di ex agitatori trasformatisi in affaristi, di arrampicatori, alla ricerca di nicchie protette e ben posizionate, di opportunisti ben inseriti nel sistema - anzi " Sistema", quello che si voleva abbattere e non cambiare. Il pranzo dei Burlanti si fa leggere, pagina dopo pagina, con crescente attenzione e partecipazione: merito di una scrittura attenta e consapevole, meditata e capace anche di qualche interessante novità formale. La Toscana con i suoi paesaggi e le sue città d'arte è la scenografia di questa vicenda che si snoda tra ricordi e un "che fare?", a cui il protagonista non ha ancora trovato risposta. Romanzo pubblicato in cartaceo nel 2002
Il Pezzente di Denari

Il mondo degli affari e della politica a cavallo degli anni ottanta e novanta, tra il narcisismo reganiano e tangentopoli. Il protagonista racconta la propria storia, dalla povertà al riscatto sociale ed economico alla caduta in disgrazia. Un romanzo di formazione, dagli ingenui "Cavalieri dell'Olmo" agli avidi faccendieri e politici locali e nazionali Insomma, tutto quel nuovo ceto politico/affaristico/malavitoso che emerse prepotentemente in quegli anni, annidato tra le infinite pieghe delle amministrazioni pubbliche, dei giornali, delle professioni, dei sindacati, proponendosi come la sostanza vera, sconsolatamente egoista e volgare, ieri come oggi, della società italiana". Ma la vita riserva sorprese ,così il romanzo ci riserverà nel finale le pagine più belle intrise come sono di memoria e di valori. Scrittura, ora secca, tagliente, essenziale, ora più descrittiva, ricca di dettagli corposi, di particolari carnali. Prima edizione, in cartaceo,2006


Crescevano Sogni, Fiorivano Eskimi

Te lo ricordi ancora il ’68? Quando un’intera generazione “voleva tutto”, o meglio voleva cambiare tutto? Vecoli racconta bene il crescendo dell’euforia rivoluzionaria, la sensazione rassicurante di sentirsi parte di un tutto destinato a cambiare la storia, l’esaltazione degli slogan, il primato della politica in ogni aspetto della vita quotidiana: dalle letture alla musica, dal modo di vestire all’amore, divenuto d’improvviso esperienza facile e disinibita. Non tace l’Autore le contraddizioni e le ambiguità di quella esperienza: la paura del compromesso, la mancanza di realismo, le reticenze che alimentarono, a poco a poco, stanchezze e disinganni, frustrazioni e sconforto. Fino alle pagine finali, cupe e liberatorie assieme come risulta essere sempre la perdita dell’innocenza e l’ingresso nel mondo adulto. Un romanzo forse non “politicamente corretto”, ma “politicamente utile”: da criticare, magari; da restituire al mittente, se credete; ma assolutamente da leggere. (dalla prefazione di L.Luciani)


Dedicato dall'autore:
A tutti i ragazzi e a tutte le ragazze che,
in quegli anni sessanta e settanta,
hanno sorriso correndo dietro ai sogni.

Commenti ai romanzi :
Una volta scoperto, il piacere della scrittura è divenuto per Stefano Carlo Vecoli un gioco serio per raccontare storie ed emozioni: così, dopo Il pranzo dei Burlanti, uscito nel 2002, l’architetto toscano ci regala Il Pezzente di Denari, la sua seconda, riuscita, prova narrativa. Due romanzi che ci raccontano l’Italia di oggi e degli ultimi due decenni, protagonisti gli uomini e le donne che oggi appartengono alla età di mezzo, adolescenti negli anni settanta e dintorni: formidabili, per alcuni, famigerati e di piombo per altri. E oggi? Cosa sono diventati quei giovani animati di cento passioni? E come si sono trasformati quanti, intorno a loro, in silenzio, hanno lavorato e vissuto storie, quando belle quando dure, senza essere al centro dell’attenzione? L’autore ce lo racconta con una prosa che, pagina dopo pagina, scorre limpida, ora serenamente descrittiva, ora battente e incalzante: sempre, comunque, pervasa da un sentimento acre di disincanto, venato di amarezza, verso una generazione che voleva cambiare il mondo e che adesso dà il meglio di sé rincorrendo successi, ricchezze e visibilità. Aspirazioni in sé anche legittime, ma se cercate senza più morale né senso divengono il terreno di ogni compromesso sia pubblico sia privato. La lettura dei due romanzi ci mostra lo spaccato toscano, di un’ Italia uguale in ogni provincia e città della penisola: molti potranno riconoscersi e/o riconoscere i propri amici… E chissà che queste pagine non si trasformino nell’occasione, oltre che per gustare un buon libro, per riflettere un po’. Comunicato Stampa, Viareggio 2006.

"…è il romanzo dei quarantenni, dello scontro fra i grandi ideali di un tempo (libertà, uguaglianza, rinnovamento sociale) e la tristizia dei giorni nostri (false amicizie, gretti interessi, corsa al potere, vuotaggine burocratica, progettualità inutile). Il pranzo dei Burlanti da incontro comunitario diviene rito di appartenenza . Intorno ad esso ruotano i temi del paesaggio toscano, dalla Versilia a Firenze e Siena , della varia umanità tratteggiata con maestria soprattutto nelle figure femminili (in primis quella di Gaia), toccante l’immagine delle ragazze vendute "quasi bambine con le gambe vestite di freschezza", Su tutto domina la gioia del mare, il respiro consolatorio del vento, da segnalare l’ispirazione poetica espressa nei passi verticalizzati. Se abbiamo conosciuto il vinto di Verga, l’inetto di Svevo, il solipsista di Pirandello, l’indifferente di Moravia , ecco Vecoli ci propone un nuovo tipo , quello dell’ingenuo, nel duplice significato; quello negativo di uomo che non avverte la realtà ed il suo modificarsi, che si stupisce di un mondo che non riesce a comprendere, che cade nelle trame e negli inganni orditi dagli altri; quello positivo contenuto nell’originario valore semantico di uomo libero, nato da liberi genitori , schietto, sincero. In Saverio, il protagonista , e in Vecoli , l’autore, prevale questo ultimo significato: ingenuità è libertà." 21.06.02 Viareggio Noris Raffaelli

Caro Vecoli ho letto il tuo "pranzo" ... e ti faccio i complimenti per la freschezza  invidiabilmente giovanile delle idee e della scrittura. Viareggio 2002 Stefano Bucciarelli

<...per una notte ed il pomeriggio di poi accompagnato dai refoli di vento che agitano le pagine del tuo libro mi sono deliziato con l'aria "leggera" della versilia ( e di rispecchiamento delle ombre del nostro scontento) si percepisce la tragedia del vuoto dell'anima, delle cose che cambiano, di quelle che non ci sono state, degli amori che finiscono>.Pistoia maggio 2003 Umberto Buscioni

Saverio è un uomo di mezzo.
Coriaceo, ma capace di commozione; indolente e ironico; ben inserito nel sistema - anzi Sistema, quello che si voleva abbattere e non cambiare - a cui però sa riguardare con pungente spirito critico, proprio a lui, al nostro eroe senza particolari qualità che svogliatamente torna nella sua terra, tocca il compito di organizzare l’annuale Pranzo dei Burlanti:un’occasione conviviale, nata in tempi lontani come affermazione polemica di identità e gioventù e trasformatasi negli anni in passerella di ricchezze e potere ostentati, ennesimo momento di omologazione al conformismo dominante.
Metafora trasparente, singolarmente ben riuscita, del disamore connaturato ai tempi malmostosi ed incarogniti in cui ci è stato dato di vivere, Il pranzo dei Burlanti si fa leggere, pagina dopo pagina, con crescente attenzione e partecipazione: merito di una scrittura attenta e consapevole, meditata e capace anche di qualche interessante novità formale, e di un protagonista, Saverio, credibile, verosimile, umorale, umanissimo nelle sue passioni, antipatie, ingenuità.
Vecoli propone una soluzione "escapista" - chiamarsi fuori – e un bagno lustrale, rigeneratore nelle acque ancora accoglienti del Tirreno versiliese. Chissà, potrebbe anche funzionare...
A parere di chi scrive, invece, l’orrore rappresentato dai Burlanti, tutti i Burlanti, dovunque annidati, comunque mascherati, comporta una nuova, originale assunzione di responsabilità fatta di maggiore impegno, lena, radicalità che per il passato. Nutrita di una più consapevole, matura, lucida cattiveria.

Luciano Luciani, 2002 dalla prefazione a "Il pranzo dei Burlanti"


Savinio, o della fatica di scegliere

Ma ve li ricordate gli anni Ottanta e dintorni? Sì, proprio quelli contrassegnati dal "grande freddo" delle passioni civili, il decennio immorale del delirio narcisistico, del cinismo etico, dell’individualismo sfrenato…I maledetti anni Ottanta e seguenti, quando il turbocapitalismo, insofferente di ogni regola, santificava il divario tra moralità e politica e chi contava irrideva a quanti si opponevano: il successo a tutti i costi diventava così l’unico criterio dei rapporti tra gli uomini, l’ideologia della concorrenza esasperata sovrintendeva all’intera vita di relazione tra le persone.
Sono lì le ragioni dell’attuale incarognimento dei costumi, dell’involgarimento dei comportamenti, dell’imbarbarimento dei rapporti tra cittadini e istituzioni, tra cittadini e cittadini.
Il finale di questo romanzo di formazione, però, non inganni: non c’è molto di consolatorio o di rasserenante in questa seconda prova narrativa di Vecoli.
Anche la scrittura, sempre misurata e controllata, favorisce la presa di distanze tra chi racconta - Savinio, in prima persona - e chi legge: ora secca, tagliente, essenziale come il linguaggio proprio di una riunione d’affari, ora più descrittiva, ricca di dettagli corposi, di particolari carnali.
Ma si permetta al protagonista di tornare alle sue radici, al cospetto degli splendidi scenari mediterranei, tra le viuzze, la piazzetta e la fontana, del suo borgo d’origine immerso nel verde delle colline versiliesi. Fategli appena appena ritrovare un po’ dell’ antica familiarità con la sua gente e specialmente con i "Cavalieri dell’Olmo", i compagni di un’infanzia libera, felice e soprattutto senza macchia e senza paura: allora il racconto si fa caldo, avvolgente, carico di colori, odori, sapori, sensazioni tattili in un’adesione piena e convinta alla materia narrata.....
Sono queste le pagine più belle del romanzo, intrise come sono di memoria e dense, ricche di una vita finalmente davvero degna di essere vissuta: quando finalmente Savinio ricompone in se stesso la propria origine, per scegliere di rinascervi ogni giorno, definitivamente.

Luciano Luciani, 2006 dalla prefazione a "Il Pezzente di Denari"
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Stefano Carlo Vecoli
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